Ciao amici
 

 


Questa é la storia di Teo, un bambino che divenne piccolo.

Riuscì a diventare VERAMENTE piccolo.

Tutto cominciò un giorno a tavola.

- Mangia, Teo! Almeno metà piatto di pasta....- disse la mamma, rassegnata.

- Facciamo due cucchiai e poi basta- rispose Teo.

Ogni forchettata era una contrattazione, un mercanteggiare.

Teo sembrava non avere mai fame.

- Mangio solo la brioche!- disse Teo con ostinazione.

- No, non basta! Se non mangi tutto, rimarrai piccolo!- gli rispose la mamma esasperata.

Teo però non ascoltava. In fondo non aveva nessuna voglia di diventare grande. Per cosa, poi? Per andare a scuola e dover passare il tempo a fare i compiti?

No, meglio rimanere piccoli e giocare.

Il giorno dopo a tavola si ripresentò la stessa scena.

C’era però qualcosa di strano.

Il tavolo era diventato più alto e Teo ci arrivava a fatica.

Mangiò la sua solita porzione minuscola di pappa e poi andò a dormire.

Il mattino dopo si svegliò in un letto grandissimo. Cos’era successo? Tutto

era diventato enorme: la sua cameretta, i giochi...

- Mamma, mamma!- urlò Teo.

- Mamma!!!- urlò Teo di nuovo.

Finalmente la mamma arrivò. Era alta come un gigante.

- Teo, dove ti sei nascosto?

- Sono qui, nel letto!

La mamma, che sorda non era, ma aveva qualche difficoltà a distinguere la vocina di Teo, avvicinò la faccia al letto e vide un piccolo pupazzetto. Si mise gli occhiali e guardò meglio.


Si stupì nel vedere quanto quel pupazzetto assomigliasse a suo figlio Teo. E ancora più grande fu la sua sorpresa nel vedere quel pupazzo che si muoveva da solo.

- Sono io, mamma! Sono Teo!!

- Teo?!!- disse la mamma incredula. -Cosa ti é successo?

- Sono diventato piccolo! Piccolissimo!

La mamma non si perse d’animo. Prese Teo in mano e lo posò sul tavolo, davanti a lei.

A Teo sembrava di volare, aggrappato alla mano della mamma.

- E adesso cosa facciamo? -chiese Teo un po’ preoccupato.

- Prima di tutto ti metterò in un posto dove non rischierai di perderti.

La mamma prese il suo Teo in miniatura e lo sistemò in una casetta per i pupazzi. Era una casetta molto carina, con il tetto con le tegole rosse e un comignolo.

Dentro c’era una stanza con il letto e un comodino, una finestra con le tende gialle e un tappetino blu.

C’era anche un bagno, ma era senz’acqua.

La mamma allora prese una boccetta a spruzzo di quelle per il profumo, la riempì d’acqua e la sistemò in modo che Teo potesse usarla per fare la doccia.

Riempì anche tre piccole bottiglie giocattolo e le collocò su un tavolino nella cucina della casetta, accanto ad un minuscolo bicchiere e ad un minuscolo piattino.

- Tutto sommato non si sta affatto male!- pensò Teo.

Aveva una casa tutta sua, dove poteva fare quello che voleva, e non solo: aveva addirittura un’automobile!

Parcheggiata davanti a casa c’era infatti una delle sue macchinine a molla.

Teo la caricò- non senza notevole fatica, date le dimensioni- e saltò a bordo.


Via, velocissimo, in giro per la cameretta! Era meglio del Luna Park.

Teo si sentiva davvero felice. Non sapeva perché era diventato piccolo, ma gli sembrava davvero una grande cosa.

Passò dalla macchinina ad un cavallino a molla, con il quale si lanciò in una galoppata sfrenata nella sua stanza.

Si arrampicò su un orsetto di peluche e da lì si tuffò sopra ad un grande cane di pezza.

Naturalmente -piccolo com’era- non poté andare all’asilo, ma la cosa non gli dispiaceva affatto.

C’era un solo problema ad essere così piccolo, e non era un problema da poco. Con chi giocare?

D’accordo aveva a disposizione automobiline, cavalli, palline, ma.... dopo aver giocato per qualche ora da solo Teo era già stanco.

Non poteva neppure guardare i libri illustrati, perché erano troppo grandi. Per non parlare della tv: gli faceva rimbombare le orecchie! Anche la mamma doveva stare attenta quando parlava e sussurrare le parole, per non fargli venire il mal di testa.

- Mamma, voglio tornare grande!- urlò Teo esasperato.

La mamma però non sapeva come fare. Aveva sottoposto il caso a medici e pediatri, ma nessuno aveva mai sentito un caso simile. Un bambino rimpicciolito? Boh!

Avevano parlato di esami, di ospedale, ma non sembravano troppo convinti.

La mamma era andata in biblioteca e aveva consultato libroni e trattati vari, ma senza ottenere alcun risultato. L’unico caso di rimpicciolimento era quello di Alice nel Paese delle meraviglie.

La mamma pensò che forse era proprio questa la strada da seguire per risolvere il mistero.

Così cominciò a interrogare Teo.

- Hai mangiato forse qualcosa di strano l’altro giorno?

- No, non ho mangiato niente

- Sei proprio sicuro? Prova a pensarci bene.

Teo pensava e pensava e...sì, c’era una cosa! Una caramella, che aveva trovato chissà dove e aveva mangiato con gusto. Aveva però un sapore strano, pizzicoso e dolce al tempo stesso.

Sì, doveva essere stata quella caramella a farlo diventare piccolo!

- Allora è facilissimo! Basta trovare l’antidoto!- disse la mamma esultante.

- Un antidoto?- chiese Teo stupito.

- Sì, qualcosa che abbia l’effetto contrario e ti faccia diventare grande.

Facile a dirsi, ma che cosa esattamente?La mamma propose di scartare caramelle e dolci, perché erano troppo simili alla caramella. L’antidoto doveva avere l’effetto contrario, quindi si trattava di un cibo salato o saporito.

Un formaggino? Un piatto di maccheroni? Un pomodoro?

- Non resta che provare- disse la mamma.

E così Teo si sedette al suo tavolino e assaggiò una briciola di grana (pari ad una grossa fetta, visto che lui era piccolo). Poi fece col pennarello un segno sul muro, in modo da poter misurare la sua altezza e verificare se era cresciuto.

Dopo qualche ora controllò: non era cambiato nulla.

- Mamma, proviamo con i pomodori?

- Sicuro! I pomodori sono rossi e il rosso è il colore di molte cose magiche: la mela di Biancaneve, il cappello degli gnomi, la pietra dell’anello fatato...

Teo mangiò i pomodori velocissimo. Aveva fretta di diventare grande. Poi corse a misurarsi, ma anche questa volta rimase deluso. Non era però tipo da arrendersi. Era sicuro che prima o poi avrebbero scoperto l’antidoto: era solo questione di pazienza e fortuna.

Nei giorni seguenti la mamma preparò a Teo i seguenti piatti-antidoto:

- un ciuffo di spinaci (in fondo facevano diventare forti, quindi erano già un po’ magici)

- mezzo spaghetto tagliato fine al ragù

- una briciola di prosciutto

- un pizzico di carota al burro

- un cucchiaino di minestra

Teo mangiò tutto, controllando di tanto in tanto la sua statura., senza notare alcun cambiamento.

Tutto successe di colpo.

Si svegliò al mattino con una fastidiosa sensazione ad un piede, tutto indolenzito. Il letto gli sembrava particolarmente duro. Quando aprì gli occhi vide che aveva dormito sul tavolo. Ecco perché stava così scomodo...si grattò il piede e sentì che c’era impigliata qualcosa.

Era la sua casetta dei pupazzi!

Teo, improvvisamente sveglissimo, si guardò bene intorno.

Era sul tavolo della cucina vera, non su quello della sua casetta dei pupazzi! Questo significava una sola cosa: era ritornato grande! Anzi, a dire il vero, gli sembrava di essere anche un pochino più alto di prima...

Ma qual era l’antidoto? Era stato il maccherone o la carota? La minestra o l’insalata?

O forse tutti insieme?

Teo non aveva modo di scoprirlo. Decise perciò, nel dubbio, che tutti quei cibi fossero un pochino magici.

Da quel giorno mangiò ogni sorta di primo o di secondo: spaghetti, zuppe, perfino il semolino....

E divenne sempre più grande. Non grande come un gigante, però.

Grande come un bambino grande. Teo il grande.